mercoledì, gennaio 31, 2007

SOLO ANOMALIE O VERI CAMBIAMENTI CLIMATICI?

di Paola Carello
Il clima è un complesso insieme di correlazioni tra terra, oceani e atmosfera che, a prima vista, possono sembrare del tutto casuali ma, in realtà, presentano una regolarità: le variazioni stagionali ne sono il più classico esempio, ma anche l’avvicendarsi delle ere glaciali ed interglaciali testimoniano un certo grado di prevedibilità del clima. Il motore di tutte le trasformazioni e di tutti gli eventi è l’energia proveniente dal Sole. A tutt’oggi è in fase di studio presso il NOAA (National Oceanic & Atmospheric Administration) un modello che sia in grado di riprodurre ciò che accade grazie all’interazione terra-oceani-atmosfera per, in futuro, riuscire a prevedere gli eventi climatici, sulla base delle rilevazioni satellitari e delle boe meteoclimatiche disseminate negli oceani del pianeta. Da quando questo imponente progetto è iniziato ci sono state scoperte fondamentali per la profonda comprensione delle interazioni terra-oceani-atmosfera, come, per esempio, il fondamentale ruolo giocato dalla salinità dei mari.Quando un evento climatico esula dalla variabilità insita nel sistema Terra, allora si parla di anomalie climatiche. Tale argomento è diventato di grande attualità negli ultimi anni, principalmente a causa delle alluvioni in centro Europa del 2002, della notevole serie di uragani che si sono verificati negli Stati Uniti nel 2005 e, in Italia, a causa delle ormai note “Ondate di calore” dell’estate 2003 e dell’inverno 2006.È bene però non confondere il concetto di anomalia climatica con quello di cambiamento climatico: l’anomalia è un evento temporaneo che si verifica per motivazioni ancora ignote (alcuni additano El Nino - corrente calda che si genera a causa di un aumento di temperatura presso le coste dell’America Meridionale e che si ripercuote fino in Oceania con conseguenza pesanti, come la cessazione dei venti detti alisei e i periodi di forte siccità e incendi in Australia - come colpevole) il cambiamento climatico, invece, è una deformazione permanente della periodicità naturale principalmente imputabile all’aumento dell’effetto serra.Purtroppo abbiamo a disposizione serie di dati ad alto contenuto tecnologico troppo brevi (le prime rilevazioni satellitari sono del 1960) per avere una risposta esaustiva ai fenomeni atmosferici di cui siamo testimoni. È quindi fondamentale ricorrere alla paleoclimatologia, ovvero lo studio del clima nelle ere passate, anche le più remote. Il metodo più conosciuto per scoprire il clima nel passato è l’analisi chimica delle bolle gassose presenti nei ghiacci perenni della Groenlandia e dell’Antartide.In pratica una carota di ghiaccio è una linea del tempo a ritroso che ci permette di capire la composizione dell’atmosfera in un determinato periodo grazie alla conoscenza di alcune reazioni di feed back positivo o negativo. Per feed back negativo si pensi al termostato di casa nostra: quando la temperatura nell’abitazione giunge al limite da noi imposto, il termostato spegne i caloriferi; quando la temperatura scende al di sotto di una certa soglia da noi programmata, i caloriferi vengono riaccesi per mantenere la temperatura ideale nella casa. Il feed back positivo, al contrario, esaspera il fenomeno. In questo modo è possibile ricavare la temperatura e la concentrazione di alcuni inquinanti come, per esempio, l’anidride carbonica.Da questi dati è possibile ricavare l’andamento della temperatura e individuare le ere glaciali e l’andamento della CO2 nel corso dei millenni. Proprio dall’osservazione dell’andamento della concentrazione di anidride carbonica, alcuni studiosi sostengono la teoria che la pressione antropogenica sull’ambiente non debba essere considerata come causa principale: in poche parole poiché si riscontrano concentrazioni di CO2 simili a quelle odierne anche in periodi preistorici, la colpa dell’innalzamento della temperatura non è da attribuire all’uomo. Questo in parte può essere vero, ma altri scienziati fanno notare che, dall’inizio dell’era industriale ad oggi, il trend di crescita dei tale concentrazione è decisamente al di fuori delle oscillazioni naturali e, soprattutto, non accenna a invertire la rotta.In sintesi possiamo dire che effettivamente la Terra ha già vissuto periodi caratterizzati da alte concentrazioni di gas ad effetto serra anche in assenza dell’uomo e delle attività antropogeniche (le cause sono di tipo naturale, basti pensare alle eruzioni di vulcani come quello di Santorini o il Krakatoa, poiché la nube di polveri e gas oscura il Sole per lungo tempo) ma è anche vero che, negli ultimi due secoli, la popolazione mondiale è cambiata enormemente in numero, esigenze, aspettativa di vita, abitudini di consumo. Questo ha sicuramente influito sul sistema Terra che, come tutti gli ecosistemi, ha una capacità di reazione alle forzanti antropiche - cioè un’elasticità che gli permette di mantenere intatta la sua funzionalità anche se sottoposto a cambiamenti importanti - finita. Molti studiosi stanno cercando di calcolare quale sia la capacità del nostro Pianeta di contrastare gli “attacchi” del genere umano mentre, secondo alcuni - come il professor James Lovelock, ideatore della Teoria di Gaia - abbiamo già superato questo limite. La domanda che sorge spontanea è quindi: che fare?Premesso che qualsiasi decisione, anche quella di non fare nulla, porta con sé delle conseguenze, le possibilità in nostro possesso sono sostanzialmente due: adattarci ai cambiamenti climatici o porvi rimedio. In entrambi i casi lo sforzo non sarà da poco e coinvolgerà tutta la popolazione mondiale. Modificare la produzione agricola, l’allevamento, il nostro modo di muoverci, il nostro modo di produrre, il nostro modo di costruire e gestire le case in cui viviamo, il nostro modo di consumare, il nostro modo di riprodurci - alcuni sostengono che sia indispensabile una politica mondiale per il contenimento demografico - sono azioni che dovranno essere prese in considerazione, sia che ci si voglia adattare o che si voglia porre rimedio ai mutamenti climatici che ci attendono.

Non sempre quello che viene dopo è progresso. Alessandro Manzoni

martedì, gennaio 23, 2007

Ma scaricare file dalla rete è reato oppure no?

Scritto da Loska da prassante.com
Ultimamente un titolo troneggia nei più grossi giornali italiani e sui relativi siti di riferimento: "Scaricare i file dal web senza lucro non è reato". In molti hanno gridato "Alleluja" leggendo le disposizioni della Corte di Cassazione, che appunto ha assolto due giovani torinesi dall'accusa di violazione della Legge 633/41 sul diritto d'autore. Ma a chi già immagina un mondo bellissimo in cui chiunque può scaricare qualsiasi cosa dalla rete, diciamo: "attenzione". Attenzione perchè...
secondo alcune interpretazioni, come sottolineato da Enzo Mazza, presidente di Fimi, La Legge Urbani (che ha modificato l'impianto normativo relativo alla legge sul diritto d'autore) prevede "una sanzione amministrativa di 154 euro chi invece si limita a scaricare una canzone abusivamente". Cerchiamo, quindi, di capirci qualcosa.
Effettivamente la Cassazione si è riferita all'impianto di norme che vigevano all'epoca dei fatti, per cui era previsto come reato lo scambio di file protetti dal diritto d'autore per "fini di lucro". I più hanno gridato "alla liberalizzazione" per via del discorso che la Cassazione ha portato avanti sulla diversità concettuale che passa tra "fini di lucro" e "fini di profitto". Ma è discorso intuile. Nel 2004, grazie appunto alla Legge Urbani, sono state introdotte delle novità sostanziali. La più grossa all'articolo 174-ter, che afferma: "Chiunque abusivamente utilizza, anche via etere o via cavo, duplica, riproduce, in tutto o in parte, con qualsiasi procedimento, anche avvalendosi di strumenti atti ad eludere le misure tecnologiche di protezione, opere o materiali protetti, oppure acquista o noleggia supporti audiovisivi, fonografici, informatici o multimediali non conformi alle prescrizioni della presente legge, ovvero attrezzature, prodotti o componenti atti ad eludere misure di protezione tecnologiche è punito [...] con la sanzione amministrativa pecuniaria di euro 154 e con le sanzioni accessorie della confisca del materiale e della pubblicazione del provvedimento su un giornale quotidiano a diffusione nazionale." Nell'impianto, come vedete, non si parla nè di lucro nè di profitto, ed è quindi da intendersi come generale. Pertanto rivolto a chiunque, a prescindere dal fine.

Quindi effettivamente scaricare files dalla rete "non è reato" ma ciò non vuol dire che non si incorra in sanzioni. Queste ci sono, di tipo amministrativo, ma ci sono. E possono arrivare "in caso di recidiva o di fatto grave per la quantità delle violazioni o delle copie acquistate o noleggiate [...] sino ad euro 1032,00". La cosa andrebbe sottolineata, almeno nell'impianto, in un articolo che potrebbe portare le persone a tenere condotte passabili di multa solo per fare un titolo sensazionalistico.
I ricchi non vedono di buon occhio i delinquenti. Per forza, hanno paura della concorrenza. Anonimo

venerdì, gennaio 19, 2007

I diritti di chi non crede in Dio

Scritto da Rosalba Sgroia
Prima di far approdare in Parlamento la legge sulla libertà religiosa, che, secondo gli auspici del presidente Violante, dovrebbe essere pronta verso la metà di febbraio, la commissione Affari Costituzionali della Camera ha effettuato un'indagine conoscitiva per ascoltare i rappresentanti delle diverse fedi e gli esperti in materia di libertà di culto.
Anche l’Uaar (Unione degli Atei e degli Agnostici Razzionalistici), pur non essendo un ente di culto e una religione, per la seconda volta ha richiesto ai parlamentari di essere convocata, in qualità di associazione filosofica non confessionale, per sottolineare l’uguaglianza dei diritti dei credenti e dei non credenti e per il riconoscimento di alcune necessità che spesso non vengono considerate. Tale richiesta ha riscosso diverse adesioni, e in particolare quella dell’On. Cinzia Dato (Margherita), sulla base della “considerazione che la libertà di credere non può non comprendere la libertà di non credere”. La nostra presenza, già considerata rappresentativa in passato, è stata quindi da Dato ulteriormente caldeggiata. In data 10 gennaio 2007, infatti, l’Uaar, rappresentata dal Segretario nazionale Giorgio Villella e dalla sottoscritta Rosalba Sgroia del Comitato di coordinamento, sono stati ricevuti presso la Prima commissione della Camera dei deputati (Affari costituzionali), presieduta da Luciano Violante (Ds), al fine di innovare la normativa in materia. Pochi parlamentari presenti all’audizione: il relatore della legge Roberto Zaccaria (Ulivo), Marco Boato (Verdi), Cinzia Dato (Margherita), Carlo Giovanardi (Udc). Il segretario Villella ha illustrato brevemente gli scopi dell’associazione e ha riportato in modo, chiaro e pacato, la serie dei problemi che si prospettano per coloro che non hanno alcun riferimento religioso. Se lo Stato, infatti, consente il soddisfacimento di alcuni bisogni solo ai fedeli di confessioni religiose sottoscrittrici di Intesa, non garantisce altrettanta soddisfazione alle richieste degli atei e di tutti coloro che non hanno un rapporto con i culti, generando così una ingiusta discriminazione, palesemente incostituzionale. Facendo anche riferimento alle leggi europee ha richiesto, pertanto, che in alcuni articoli della legge venisse specificato che la libertà di religione e di credenza includa la libertà di convinzioni teiste, agnostiche ed atee e che le norme riferite, nella legge, alle confessioni, siano parimenti riferite alle organizzazioni e associazioni ateistiche o che comunque perseguano il fine di coltivare e accreditare una concezione del mondo non confessionale. A tal proposito ha esposto il problema dell’assistenza laica in ospedale, ribadito il diritto ad avere esequie laiche dignitose e matrimoni celebrati in strutture adeguate, richiesto garanzie per rimuovere i simboli religiosi negli edifici scolastici ed evidenziato che gli studenti non avvalentisi dell’ora di religione sono spesso discriminati per la loro scelta, nonostante le leggi vigenti, spesso occultate e non rispettate. Su questo argomento il Presidente Violante ha invitato la Prof. Rosalba Sgroia ad intervenire, in qualità di responsabile del progetto Ora Alternativa, per illustrarne le finalità e le modalità di attuazione. Dopo aver attentamente ascoltato i rappresentanti dell’Uaar, Giovanardi ha espresso preoccupazione per un eventuale rischio di ateismo di Stato e di una perdita di valori identitari e culturali legati alla tradizione cattolica, sostenendo che se i problemi di discriminazione ci sono stati in passato, attualmente si possono ampiamente considerare superati. A seguire, Boato, il presentatore della legge, ha espresso viva considerazione e interesse per le questioni avanzate da Villella, citando e apprezzando addirittura alcuni episodi che il segretario aveva raccontato nella precedente Audizione Parlamentare del 2002. Ha tenuto a precisare la diversità delle proprie vedute da quelle di Giovanardi, pur essendo entrambi cattolici. Si è detto, infatti, disposto a considerare alcune delle richieste relative ai funerali laici, ma ha ricordato che altre problematiche più particolari e complesse non sono materia di trattazione in questa legge e che devono tenere conto, in ogni caso, di alcuni articoli della Costituzione, come l’art. 7, rivedibile solo in un’apposita commissione parlamentare e in accordo con la controparte (Chiesa Cattolica). L’On. Dato si è congratulata con Villella e con Sgroia, ringraziandoli per le loro argomentazioni e suggerimenti. L’unica sua esitazione è stata relativa ai simboli religiosi, considerandoli importanti, ma ha ribadito la sua ferma opposizione ad ogni imposizione da parte delle gerarchie religiose. Ha concluso il relatore Zaccaria, ricordando che questa è una legge quadro, una legge di principi generali e non può includere tutti i dettagli, specie quelli che attengono alla normativa del diritto sociale e che prevedono l’impiego di fondi. Ha comunque mostrato grande attenzione alle richieste di Villella, facendo tuttavia notare l’importanza di avere ottenuto il riconoscimento di essere liberi di non aderire a nessuna religione. L’Audizione è durata due ore, nell’assoluta tranquillità e in un clima di disponibilità. Anche il dibattito e le repliche ai vari interventi è stato soddisfacente, anche da parte dell’unico rappresentante dell’opposizione.
"È religione anche non credere in niente" (Cesare Pavese, «La casa in collina», 1949).

giovedì, gennaio 18, 2007

politica italiana : Stato di servitù

di Marco Cedolin da luogocomune

E’ ormai arrivato anche il si di Romano Prodi a suggellare questo nuovo capitolo della storia italiana che prevede il demenziale proposito di ampliamento a dismisura della base militare americana di Vicenza. Una storia fatta di servitù e vassallaggio che ci ha portato ad accettare sul nostro suolo la presenza di oltre 15.000 soldati statunitensi dotati di armi di ogni genere, comprese quelle nucleari, rintanati all’interno di basi militari sul cui territorio l’Italia non ha alcun genere di sovranità, quasi si trattasse di tanti pezzi del nostro paese espropriati da una potenza straniera. In compenso i contribuenti italiani, ai quali non è mai stato domandato se gradissero o meno questo stato di cose, sono chiamati a finanziare ogni anno con centinaia di milioni di euro il 37% dei costi operativi di tutte le basi americane, in base agli accordi stipulati con il governo Usa.Gli Stati Uniti decisero circa tre anni fa, con la servile compiacenza di Silvio Berlusconi, che Vicenza avrebbe dovuto diventare a breve il più importante polo logistico …… per le proprie armate in Europa, attraverso l’ampliamento della caserma Ederle (che già ospita 6000 soldati statunitensi) con la costruzione di una nuova base all’interno dell’area dell’aeroporto Dal Molin che dovrebbe essere completata entro il 2010. Al progetto che consentirebbe alla macchina da guerra statunitense di acquisire un trampolino di lancio estremamente strategico verso nuova gloria e nuove conquiste, i media diedero a suo tempo scarsa visibilità, salvo riproporre la questione con estrema enfasi durante l’ultima settimana.Se il 2 dicembre dello scorso anno 30.000 persone sfilarono per le vie di Vicenza urlando la loro opposizione alla svendita del proprio territorio, senza che giornali e TV dessero il minimo risalto all’evento, ben altra enfasi è stata deputata da pennivendoli e teleimbonitori alle recenti farneticazioni di Berlusconi. Secondo un copione ormai consunto e stantio, il Cavaliere di Bush ha inveito con furia belluina contro il presunto antiamericanismo del governo, creando i presupposti perché Prodi ed i suoi ministri potessero genuflettersi dinanzi all’amico americano senza incorrere nell’ira dei propri elettori. La maggioranza di centrosinistra ha colto la “sponda” e fingendosi stretta fra due fuochi ha deciso di accondiscendere all’operazione d’inurbamento militare, per non turbare tanto l’alleato fedele quanto l’utile idiota, con il proprio atteggiamento equivoco.Ora a combattere contro l’esproprio coatto di una nuova fetta d’Italia, destinata a sostenere le guerre ed i massacri compiuti nel nome del vessillo a stelle e strisce, sono rimasti solamente i Comitati che si oppongono all’ampliamento della base. Questa sera nell’atmosfera irreale che sempre si respira di fronte alle ingiustizie, i dimostranti hanno occupato per un’ora la stazione cittadina, prima di attraversare la città con una fiaccolata e confluire in un’area prospiciente l’aeroporto Dal Molin, dove hanno iniziato a montare un presidio contro la realizzazione dell’opera.Ancora una volta i cittadini si ritrovano soli a dover lottare contro il mondo politico che ha deciso le coordinate del loro futuro, passando sopra le loro teste senza neppure interpellarli, così come è accaduto per il TAV, così come è accaduto per il megainceneritore di Acerra e in centinaia di altre occasioni, in questo paese fatto di decisioni calate dall’alto con arroganza e prevaricazione.

venerdì, gennaio 12, 2007

CORROTTI E RIMBORSATI - Fatta la legge

di Marco Travaglio
Un disegno di legge appena varato dal governo Prodi e firmato dal ministro della Funzione Pubblica Luigi Nicolais stabilisce il licenziamento automatico dei dipendenti pubblici condannati per corruzione, o concussione o peculato a pene superiori ai 3 anni. Anche se la pena è arrivata in seguito al patteggiamento. Oggi quell’automatismo non c’è: per licenziare un condannato bisogna aspettare il procedimento disciplinare della sua amministrazione, con tempi lunghissimi che si aggiungono a quelli biblici del processo penale. E oggi, soprattutto, il patteggiamento non vale una condanna: profittando dell’ambiguità della legge,c’è sempre qualche furbacchione che dice «è vero, ho patteggiato, ma non perché fossi colpevole: solo perché volevo levarmi dai piedi il processo e stare tranquillo». Siamo pieni di sedicenti innocenti che, a sentir loro, concordano col giudice anni di galera pur non avendo fatto nulla. La furbata serve ovviamente a mantenere un simulacro di rispettabilità sociale e, soprattutto, a scansare le sanzioni disciplinari. Con la legge Nicolais patteggiamento e condanna vengono finalmente equiparati: almeno per i pubblici dipendenti che superano i 3 anni. Ma fatta la legge, trovato l’inganno: secondo un’inchiesta di Gian Antonio Stella sul Corriere, i condannati per corruzione a più di 3 anni sono il 2% del totale. Tutti gli altri, grazie allo sconto di un terzo previsto dai riti alternativi (abbreviato e patteggiamento), si fermano sotto la fatidica soglia. Quindi il 98% dei condannati per corruzione resterebbero tranquillamente al loro posto, stipendiati coi nostri soldi. A meno che il governo non corregga la legge, prevedendo semplicemente il licenziamento di tutti i condannati, a un mese o a 10 anni non importa. Se ne potrebbe parlare a Caserta, se Mastella non se ne ha a male: chi ruba denaro pubblico, pochi euro o molti milioni fa lo stesso, deve sapere che sarà cacciato. Punto e basta. Anzi, non basta ancora. Una seria bonifica della Pubblica amministrazione, oggi infestata dai pregiudicati, esige un altro intervento urgente: la cancellazione della legge ex Cirielli, che dimezza i termini di prescrizione anche per la corruzione. Fino a due anni fa il corrotto che veniva scoperto era quasi certo di esser condannato in tempo utile, visto che il reato si prescriveva in 15 anni: quanto bastava per celebrare i tre gradi di giudizio. Dal 2005, grazie all’ex Cirielli, la prescrizione scatta al massimo dopo 7 anni e mezzo dalla commissione del reato: basta avere un mediocre avvocato armato di cavilli, o un avvocato parlamentare che fa slittare le udienze perché impegnato alla Camera, per essere sicuri di farla franca. Perché mai uno dovrebbe accettare uno sconto di pena col patteggiamento o con l’abbreviato, se resistendo in giudizio ha la certezza di non avere alcuna pena? Ultima questione: il presidente dell’Eni Paolo Scaroni, per dirne uno, ha patteggiato 1 anno e 4 mesi perché, quand’era alla Techint, pagava mazzette al Psi in cambio di appalti dall’Enel. Berlusconi lo promosse presidente dell’Enel e poi dell’ Eni. L’incensuratezza è richiesta solo ai dipendenti, o anche ai dirigenti pubblici? Come lo si spiega a un impiegato che lui dev’essere incensurato, mentre il suo capo può essere pregiudicato? E la regola Nicolais vale solo per il pubblico impiego o si estende al Parlamento e al governo? Difficile immaginare qualcosa di più «pubblico» di Montecitorio, Palazzo Madama e Palazzo Chigi. Eppure in Parlamento siedono 25 condannati definitivi (più una sessantina di imputati o indagati). Soprattutto per corruzione (18 casi). Tutta gente che, in base a una legge dello Stato, non può sedere in un consiglio comunale, provinciale o regionale, dove i pregiudicati sono ineleggibili.In Parlamento invece sono eleggibilissimi.L’altroieri il presidente dell’Antimafia Francesco Forgione invocava sull’Unità «una bonifica della politica» con «un censimento dei funzionari pubblici con processi in corso o sentenze in giudicato che seguitano a operare dove han commesso il reato».Fantastico. Ma si dà il caso che, nella sua Antimafia, i presidenti delle Camere abbiano appena nominato due condannati per corruzione, Vito e Pomicino, e che Forgione li abbia difesi. Ora sarà divertente spiegare a un impiegato delle Poste condannato per corruzione che deve lasciare il suo ufficio, ma, se vuole, può diventare deputato. E,se fa il bravo, pure commissario antimafia.
da l'Unità
"Anche quando avremo messo a posto tutte le regole, ne mancherà sempre una: quella che dall'interno della sua coscienza fa obbligo a ogni cittadino di regolarsi secondo le regole", Indro Montanelli

giovedì, gennaio 11, 2007

Il progetto Kite wind generator

Attualmente la più diffusa tipologia di turbina eolica prevede eliche ad asse orizzontale. è una tecnologia considerata oggi matura e, pur essendo certamente migliorabile, consente di ottenere qualche MW di potenza nelle macchine più grandi: forse troppo poco per essere competitiva senza ricorrere a contributi e finanziamenti.
fonte: http://www.kitewindgenerator.com/

In questo scenario c’è chi ha pensato che cercare di affinare ulteriormente le tecnologie esistenti forse non è la strada giusta… un po’ come litigare per le briciole di una torta, quando la torta stessa non è veramente fuori dalla nostra portata.
Più volte abbiamo scritto che l’energia del vento è più grande , man mano che ci si allontana dalla superficie terrestre. Ad alta quota i venti soffiano veloci e sono quindi molto più energetici . Ecco la nostra torta. Servono idee per andare a catturare l’energia laddove è più abbondante, una di queste idee è venuta ai fautori del progetto KiteGen.
L’idea è quella di costruire un’enorme carosello alle cui estremità agganciare delle funi connesse a degli aquiloni veri e propri.
Il carosello viene messo in rotazione dalla forza del vento sugli aquiloni. La quota a cui si dovrebbero poter fare arrivare gli aquiloni è molto alta, consentendo di sfruttare i venti migliori. la rotazione è lenta, ma la coppia sviluppata potrebbe essere mostruosa, per generare tanta energia.
Il difficile sta nel sistema di controllo degli aquiloni. Personalmente non sono mai riuscito a farne volare uno, ma chi sta studiando questo progetto ritiene fattibile governare gli aquiloni tramite un sistema di controllo elettronico.
Il progetto è supportato da partner prestigiosi, tra cui il Politecnico di Torino, dove il 24 gennaio si terrà una presentazione. Anche TV e stampa si sono occupati del KiteGen con articoli comparsi su importanti testate (es: La stampa, La repubblica).
Molte informazioni sono disponibili su questo sito:
http://www.kitewindgenerator.com/
In particolare, viene data molta enfasi al fatto che l’energia disponibile è tanta, smentendo di fatto chi dice che il vento non potrebbe mai essere la soluzione ai problemi energetici dell’ umanità.
Alcuni scettici credono che sia impossibile da realizzare perché il volo degli aquiloni è difficilissimo da controllare, oppure sostengono che una macchina di potenza interessante occuperebbe un’ area troppo vasta per essere fattibile.
Sul sito citato troverete alcune immagini ed anche un video in formato .mov che simula un possibile kite generator, giusto per tentare di smentire i “signor-NO”; dopotutto anche il volo umano era ritenuto impossibile, finchè qualcuno non ci è riuscito per davvero, seppur dopo molti sforzi.
Molte innovazioni possono sembrare assurde al loro apparire. Ricordate cosa diceva il signor Soichiro Honda, fondatore dell’omonima società, la Honda Motor Co., Ltd?
“… se capissi sempre tutto quello che stanno combinando i miei uomini, vorrebbe dire che non stanno inventando niente di nuovo…”
Onore al merito e alla lungimiranza.

mercoledì, gennaio 10, 2007

Il sismografo che sibila

da Focus
I serpenti riescono a “sentire” un terremoto con giorni d’anticipo. Per questo in Cina li osservano e utilizzano per prevedere l’arrivo dei sismi.
Freddi, viscidi, velenosi, pericolosi…nell’immaginario collettivo i serpenti non sono certo i più apprezzati tra gli animali. Un team di ricercatori cinesi ha però recentemente scoperto che le sibilanti creature non sono “utili” solo per fare cinture e borsette (purtroppo per loro), ma possono servire a scopi ben più nobili come salvare migliaia di vite umane annunciando l’arrivo di un terremoto con largo anticipo rispetto ai più sofisticati strumenti elettronici.Serpenti online Gli scienziati dell’Ufficio Terremoti di Nanning, nella provincia meridionale di Guangxi, monitorano costantemente, tramite un sistema di webcam, i rettili allevati per scopi commerciali in una fattoria della zona, e osservando i loro comportamenti riescono a prevedere l’esplosione di un terremoto fino a cinque giorni prima della sua manifestazione. I serpenti sono le creature in assoluto più sensibili agli eventi sismici: secondo gli scienziati cinesi sono infatti in grado di “sentire” l’arrivo di un terremoto lontano anche più di 100 chilometri, con diversi giorni di anticipo. Fuga per la salvezza Quando questo accade, i rettili tentano di mettersi in salvo uscendo dai loro nidi, anche in pieno inverno. Se il terremoto si preannuncia particolarmente forte gli animali si scagliano contro le pareti dei recenti all’interno dei quali sono custoditi, per cercare una via di fuga. Attualmente la città di Nanning dispone di 143 unità di monitoraggio dei rettili. Secondo Jiang Weisong, responsabile del progetto, questo sistema di previsione dei terremoti potrebbe presto essere esteso a molte altre zone della Cina, spesso devastate da eventi tellurici di grandi proporzioni. In Cina i serpenti vengono allevati per scopi farmaceutici e alimentari…Forse questo nuovo e importante incarico garantirà, almeno ai più fortunati tra loro, una vita più tranquilla lontano da padelle e laboratori.

Due cose mi hanno sempre sorpreso: l'intelligenza degli animali e la bestialità degli uomini.
Tristan Bernard

martedì, gennaio 09, 2007

1976-2006: TRENTA ANNI DI PENA CAPITALE NEGLI STATI UNITI

di Bianca Cerri da altrenotizie
Il 2 luglio 1976 la Corte Suprema degli Stati Uniti metteva fine alla breve stagione della moratoria sulle esecuzioni decisa quattro anni prima restituendo alla pena capitale l'antico status di punizione costituzionalmente accettabile. La sentenza, conosciuta come Gregg v. Georgia prometteva anche di liberare i processi capitali da ogni sospetto di pregiudizio e da eventuali errori procedurali ma non risulta che tutto ciò sia mai avvenuto. Da allora sono stati giustiziati 1.026 esseri umani e altri 33 verranno messi a morte nei prossimi tre mesi. Un record alquanto fosco per un paese considerato il caposaldo della democrazia occidentale. La giustizia capitale continua ad essere uno dei temi più dibattuti della nostra epoca ma spesso se ne discute come di una questione un pò schizofrenica tra ying (coloro che la invocano) e yang (quelli che vorrebbero abolirla). Per quanto riguarda gli Stati Uniti, lo scontro tra due visioni opposte ha impedito di apprezzare in pieno i meccanismi occulti che sostengono le leggi capitali e questo è il primo dei motivi che ci hanno spinti a fare il punto sul panorama penale americano. L'altro è la perdita dell'identità laica dei movimenti abolizionisti ormai completamente dipendenti dal concetto di "compassione" suggerito dalle lobbies cattoliche che vantano il cristianesimo come unica strada praticabile verso l'abolizione.Le lotta contro le leggi penali arbitrarie fa parte della storia stessa dell'umanità e non dovrebbe avere nulla a che fare con la fede e gli assiomi morali, soprattutto per quanto riguarda gli Stati Uniti. Molte delle sentenze più discutibili della Corte Suprema, come quelle che riguardano l'esistenza di lagers come Guantanamo, la limitazione del diritto all'aborto per le donne e l'esclusione dei poveri dai programmi sociali, sono state decise dalla maggioranza cattolica che oggi domina il più alto organo costituzionale del paese per la prima volta nella sua storia. Detto altrimenti, negli Stati Uniti le norme della convivenza civile vengono dettate in base ad un patto ibrido tra stato e religione che ha dato vita ad un sistema di controllo-punizione-repressione divenuto la vera forza centrifuga della società e dell'economia.
E' fin troppo scontato dedurre che se una grande democrazia continua ad ostentare la pena capitale come unico metodo per arginare la criminalità dietro le motivazioni ufficiali deve esistere un'agghiacciante linearità di pensiero che non lascia spazio a considerazioni sulla "sacralità della vita". Per questo rischiano di risultare vane le infuocate campagne per salvare la vita di questo o quel condannato sfociate a volte in una inopportuna santificazione.
Gli uomini e le donne rinchiusi nei bracci della morte d'America hanno spesso alle spalle un passato ruvido e convivono tutti i giorni con i fantasmi della loro mente. Tutto esclude che possano diventare degli eroi ma proprio per questo la loro lotta va sostenuta. Uno stato che uccide i "cattivi soggetti" per nascondere le vere ed imperscrutabili complessità del suo sistema penale dominato da razzismo errori procedurali, ingordigia politica e reminiscenze medioevali sarebbe un'anomalia inaccettabile in quasi tutti i paesi del mondo. Solo negli Stati Uniti continuano a considerarlo un valore.
La Pena Capitale USA: Fatti e Cifre
L'82% delle esecuzioni negli Stati Uniti avvengono negli stati del sud dove un tempo vigeva la schiavitù e di queste il 45% avviene in due soli stati: Texas e Virginia.La prima esecuzione in Texas avvenne nel 1982 e fu quella di Charles Brooks, afro americano che aprirà la strada ad una lunghissima serie. La prima donna giustiziata dal 1976 è stata Thelma Banks, uccisa nella Carolina del Nord nel 1984. La prima discussione sulla costituzionalità della pena capitale ai malati di mente risale al 1986. L'inasprimento delle leggi capitali avvenne nel 1994 e fu deciso da Bill Clinton, che apportò altre modifiche nel 1996 accelerando il percorso dei condannati verso il patibolo. Oggi la geografia della pena capitale appare molto variegata e spazia dalle 19 condanne a morte emesse dai tribunali della California nel 2005 ad un'unica condanna negli stati del Connecticut, Indiana, Tennesse e Virginia.Nel primo semestre del 2006, hanno già avuto luogo 25 esecuzioni. I più giovani fra i giustiziati sono stati Robert Salazar e Jermaine Herron, entrambi messi a morte in Texas a 27 anni, rispettivamente il 22 marzo ed il 12 maggio. Dal 1976 ad oggi 229 condannati a morte hanno avuto la grazia. Le donne attualmente sotto sentenza di morte sono 55. 8 in California, 11 in Texas e in Florida, 7 in Oklahoma, 6 in Ohio, 5 in Mississippi e Georgia, 4 in Missouri, il resto in altri stati. L'ultima donna messa a morte è stata Frances Newton nel dicembre del 2005. Almeno il 34% delle persone giustiziate dal 1976 ad oggi soffriva di gravi problemi mentali.Nel 2005 la Corte Suprema ha abolito la pena capitale per i minori. La sentenza è del 1 marzo. Nel 1976 i condannati a morte ammontavano ad un totale di 420 individui, oggi sono 3.370. Il che prova che la pena capitale possiede alcun valore deterrente.
L'ipocrisia dell'iniezione letale
Il 26 aprile 2006 la Corte Suprema degli Stati Uniti si è riunita per parlare di iniezione letale e più precisamente dell'eventualità che essa costituisca un metodo di esecuzione eccessivamente crudele per il condannato. Il 12 giugno la Corte ha poi decretato che è facoltà del condannato chiedere un rinvio dell'esecuzione basato sulla presunta crudeltà. Presunta? Forse l'iniezione letale non fa venire i brividi come la lapidazione ma definire "presunta" la crudeltà del metodo spacciato dal suo ideatore come "indolore" significa negare l'evidenza. Se male amministrata, l'iniezione letale è una barbarie vera e propria. L'unico problema è che la crudeltà del metodo non basta per dichiarare l'incostituzionalità della pena capitale.
Dal 1976 in poi, eventi imprevisti hanno reso l'esecuzione di un condannato un processo molto più doloroso di quanto le autorità vorrebbero far credere. Il 3 maggio scorso, dalla finestra che si affaccia sulla stanza della morte i testimoni hanno assistito inorriditi alla sofferenza di Joseph Clark, durata novanta minuti. Alla fine, le guardie hanno dovuto abbassare le tende per evitare che qualcuno svenisse. Il povero Clark continuava a lamentarsi del dolore senza che nessuno muovesse un dito per evitargli ulteriori sofferenze. Prima che gli inserissero l'ago nelle vene, Clark si era rivolto idealmente ai giovani raccomandando loro di tenersi alla larga dalle droghe che avevano rovinato la sua esistenza.
Anche la morte di Ray Clarence Allen avvenuta il 13 gennaio in California è stata un'orribile sequenza di tortura per il condannato che, con i suoi 76 anni, è stato uno degli individui più anziani mai messi a morte negli Stati Uniti. Non tutti gli stati permettono che venga somministrato un tranquillante prima dell'esecuzione e la tensione nervosa di un soggetto può rendere molto laborioso l'intero processo. Nel 1988 ci vollero 40 minuti per giustiziare Raymond Landry in Texas. Gli operatori chiamati ad amministrare le sostanze letali a Ricky Ray Rector in Arkansas nel 1992 rimasero sconvolti dalla sua reazione. Rector, malato di mente all'ultimo stadio, aveva le cellule cerebrali danneggiate. Per ucciderlo era stato convocato un team di dieci persone. Un fallimento per la giustizia. Un viatico elettorale per Bill Clinton allora governatore dell'Arkansas che firmò il mandato di morte per Rector durante la campagna presidenziale dalla quale sarebbe uscito vincitore.
Quali gli stati che mantengono la pena di morte
Alabama = 34 esecuzioni. Non è prevista la condanna capitale per chi viene associato a un reato capitale come altrove.
Arizona = 22 esecuzioni. La legge prevede l'esecuzione anche per chi ha partecipato al reato capitale senza uccidere.
Arkansas = 27 esecuzioni, 1 grazia.
California = 13 esecuzioni ad iniziare dal 1992, molto dopo gli altri stati. Braccio della morte locato a San Quentin.
Colorado = 1 esecuzione ma esiste la condanna a morte anche per i correi.
Connecticut = 1 esecuzione e anche qui prevista la pena capitale anche per chi non uccide ma è presente al delitto.
Delaware = 14 esecuzioni, 1 donna attualmente nel braccio della morte.
Florida = 60 esecuzioni, e due donne oggi nel braccio della morte. 21 persone riconosciute innocenti.
Georgia = 39 esecuzioni,
Idaho = 1 esecuzione ma in questo stato è ancora previsto il plotone d'esecuzione qualora richiesto.
Indiana = 17 esecuzioni.
Illinois = 12 esecuzioni a partire dal 1976 ma c'è attualmente in atto una moratoria dichiarata nel 2003.
Kansas * = nessuna esecuzione.
Kentucky = 2 esecuzioni, facoltà di optare per la sedia elettrica per le sentenze antecedenti al 1 giugno 1998.
Louisiana = 27 esecuzioni.
Maryland = 5 esecuzioni, dopo una breve moratoria la pena capitale è stata ripristinata. Mississippi = 7 esecuzioni dopo il 1976. Prevede la pena capitale per correi.
Missouri = 66 esecuzioni e 52 detenuti attualmente in attesa di essere giustiziati. La prima esecuzione è del 1989.
Montana = 2 esecuzioni.
Nebraska = 3 esecuzioni UNICO stato a fare ancora uso della sedia elettrica.
Nevada = 12 esecuzioni. Solo il governatore ha la facoltà di concedere la grazia.
New Hampshire = Nessuna esecuzione, tasso di criminalità basso, mantiene l'impiccagione.
New Jersey = Nessuna esecuzione, solo il governatore ha la facoltà di concedere la grazia.
New Mexico = 1 esecuzione, non esiste in alternativa l'ergastolo senza condizionale per alcuni reati.
New York * = Nessuna esecuzione dal 1976.
North Carolina = 42 esecuzioni, esiste in alternativa la possibilità di ergastolo senza condizionale.
Ohio = 21 esecuzioni, 1 sola donna nel braccio della morte. Opzione di ergastolo senza condizionale. 5 grazie.
Oklahoma = 81 esecuzioni.
Oregon = 2 esecuzioni.
Pennsylvania = 3 esecuzioni.
South Carolina = 35 esecuzioni.
South Dakota = nessuna esecuzione, 4 persone nel braccio della morte.
Tennessee = 1 esecuzione avvenuta nel 2000. Prevedere la pena capitale per correi.
Texas = 367 esecuzioni. 404 persone rinchiuse nel braccio della morte.
Utah = 6 esecuzioni, non si può essere condannati a morte per associazione in reato capitale. Virginia = 95 esecuzioni, sedia elettrica se richiesta dal condannato.
Washington = 3 esecuzioni.
Wyoming = 1 esecuzione


Finché ho un desiderio, ho una ragione per vivere. La soddisfazione è la morte.
George Bernard Shaw

mercoledì, gennaio 03, 2007

Via Craxi

Di Marco Travaglio da l'Unità del 28 dicembre 2006
Che il regime tunisino di Ben Alì, noto campione di democrazia, abbia deciso di dedicare una strada di Hammamet a Bettino Craxi, non è una notizia: è una scelta coerente con quella di dare ospitalità a un ex premier straniero condannato per corruzione e fuggito dal suo paese per sottrarsi alla giustizia. La notizia è la batracomiomachia che la cosa ha subito scatenato nella classe politica italiana, specializzata nell’occuparsi di falsi problemi per non risolvere quelli veri.
Anche alcuni esponenti della sinistra, come l’acuto Caldarola, hanno subito invitato le autorità italiane a ispirarsi al luminoso modello tunisino, nell’ambito di “una revisione politica collettiva” che incastoni Bettino ”fra i padri della sinistra riformista”. Molti, giustamente, rammentano che Craxi non fu solo un tangentaro con 50 miliardi di lire su due conti personali in Svizzera e chiedono di rircordarlo anche come politico. Ma siamo sicuri che, anche dimenticando per un attimo le mazzette e concentrandosi sull’attività politica, ne esca un Craxi migliore e degno di riabilitazione? Durante i 4 anni del suo governo (1983-’87) il debito pubblico passò da 400 mila a 1 milione di miliardi di lire, di pari passo con l’impazzimento della spesa pubblica, dell’inflazione a due cifre e dell’abusivismo selvaggio (grazie al condono edilizio).
Per il resto, il preteso “riformismo” craxiano è una lunga galleria di errori e di orrori. In politica interna: la trattativa con le Br per liberare Moro contro la fermezza del fronte Dc-Pci-Pri; l’opposizione a ogni risanamento del carrozzone delle Partecipazioni statali, gestite dai boiardi craxiani (Di Donna, Bitetto, Cagliari, Necci...) come una vacca da mungere; la feroce lottizzazione della Rai e, con la presidenza Manca, la “pax televisiva” con la Fininvest; i due decreti ad personam del 1985 per neutralizzare le ordinanze dei pretori che pretendevano di far rispettare la legge all’amico Silvio, e nel ’90 la legge Mammì, monumento al monopolio della tv privata; l’ostilità a tutte le privatizzazioni (a cominciare da quella della Sme tentata da Prodi nel 1985); l’assalto craxian-berlusconiano alla Mondadori, con gravi sospetti di corruzione giudiziaria; l’ingaggio come consulente giuridico del giudice Squillante; il proibizionismo sul consumo delle droghe leggere, che portò alla legge Vassalli-Jervolino; l’avversione a qualunque seria riforma istituzionale (vedi l’”andate al mare” contro il referendum elettorale del ‘91) e le prime picconate alla Costituzione in nome di una “Grande Riforma” di stampo cesarista, ripresa dieci anni dopo dal degno erede Berlusconi.
E ancora: la gestione satrapica del partito, con congressi plebiscitari e antidemocratici (quando Bobbio, nell’84, denunciò la “democrazia dell’applauso” dopo la rielezione per acclamazione al congresso di Verona, Craxi lo zittì: “quel filosofo ha perso il senno”); il nepotismo sfrenato, che lo portò a piazzare il giovane Bobo al vertice del Psi milanese e il cognato Paolo Pillitteri a Palazzo Marino; la dura repressione di ogni dissenso interno, culminata nella cacciata di Codignola, Bassanini, Enriques Agnoletti, Leon, Veltri e altri, bollati nell’81 come “piccoli trafficanti della politica” e accusati di intelligenza col nemico per aver osato sollevare la questione morale sull’Ambrosiano.
In compenso, porte aperte ai “nani e ballerine” dell’Assemblea Socialista e a vari faccendieri da museo Lombroso, senza dimenticare i rapporti con Gelli e Calvi. Tutti personaggi piuttosto lontani dalla tradizione riformista. Quanto alla politica estera, si ricorda sempre Sigonella, dove nel 1985 Craxi disse no alla tracotanza di Reagan: ma si dimentica che il leader socialista sottrasse il terrorista Abu Abbas, mandante del sequestro dell’Achille Lauro e dall’assassinio di un ebreo paralitico americano, alla giustizia italiana per farne dono a Saddam Hussein.
Fu l’acme di una politica filoaraba e levantina che portò all’appoggio acritico all’Olp di Arafat (ben prima della svolta moderata), paragonato addirittura a Mazzini in pieno Parlamento. E che “riformismo” fu l’appoggio dato a regimi sanguinari come quelli del somalo Siad Barre e dei generali argentini contro la Gran Bretagna nella guerra delle Falkland?
Tutte ottime ragioni per spiegare la popolarità di cui gode Craxi in Tunisia. Un po’ meno in Italia

Parlamento pulito

Schiavi moderni

Onorevoli wanted

Ricerca imbavagliata

AVIS ITALIA

Adozione a distanza

Emergency

UAAR