giovedì, febbraio 08, 2007

«Bello spettacolo la religione, ma è proprio ora di smontarlo»

Oggi riporto un articolo molto interessante sul tema dell'ateismo. Si tratta di un'intervista fatta da Panorama al filosofo Daniel Dennett che nel suo ultimo saggio ,"Rompere l'incantesimo", critica chi si affida a rituali e fedi, di qualsiasi segno. Per lui credere "significa non voler capire".

di Luca Sciortino da Panorama.it
"Se siete credenti, potreste trovarvi sotto un incantesimo". E se l'affermazione vi fa sorridere, provate almeno a dubitare accettando la sfida di Daniel Dennett. Dopotutto, un po' di razionalismo critico applicato alla religione non è peccato. Caso mai può creare un'accesa discussione, come è accaduto negli Stati Uniti: Dennett, direttore del Centro per gli studi cognitivi della Tufts University, Boston, e filosofo della scienza, a Milano l'8 febbraio per il Darwin day, con il suo libro Rompere l'incantesimo (in uscita ad aprile per l'editore Cortina) ha provocato una bufera nel mondo intellettuale americano.
Dunque lei vuole rompere un incantesimo...
Non tanto quello di chi crede in Dio, piuttosto quello di chi crede nella fede. Mi spiego: c'è chi ritiene che esaminare la religione alla luce delle teorie scientifiche possa romperne l'incantesimo e rivelarsi una catastrofe. Secondo queste persone, la morale, la sicurezza pubblica o altre cose importanti non starebbero in piedi senza lo «show» della religione: le credenze, i rituali, gli ornamenti e le gerarchie delle religioni organizzate. La maggior parte dei religiosi sono fedeli alla fede più che a Dio. Noi scettici vogliamo sottoporre le loro convinzioni alla lente di un microscopio. Se ci sbagliamo, lo ammetteremo, altrimenti servirà a svegliarli dal loro torpore.
Quale ramo della scienza è utile per questa analisi?
Tutta la scienza, in particolare la teoria dell'evoluzione, oltre all'archeologia, l'antropologia e la biologia. Abbiamo bisogno di una visione unitaria di tutto l'insieme dei fenomeni religiosi perché questi sono un prodotto naturale, allo stesso modo di altre cose.
Seguendo il suo ragionamento, la teoria dell'evoluzione dovrebbe spiegare l'emergere dei valori morali creati dall'uomo.
Infatti la usiamo per capire la cooperazione, la lealtà di gruppo, gli istinti morali e così via.
Non le sembra di fare dell'evoluzione una teoria che spiega tutto?
Penso solo che ha molte cose da dire.
E che cosa ha da dire sulla religione?
Le religioni non sono sempre esistite. Si sono evolute da forme primitive, proprio come l'italiano e il francese dal latino, loro antenato comune. Oggi si stanno evolvendo più rapidamente dei linguaggi e moltissime si stanno estinguendo. Come vede, è il campo naturale della teoria di Charles Darwin. Ma quest'indagine spiega anche altro: come si ottiene l'obbedienza dei fedeli, come questa viene persa con riforme sbagliate, come si generano scismi o come le sette divengono violente.
Con quale specie è nata la religione?
Le credenze religiose dipendono in maniera cruciale dal linguaggio. I nostri antenati scimmie credevano nei fatti fondamentali del loro ambiente, per esempio nell'arrivo dei predatori. Quando abbiamo sviluppato il linguaggio è sorta anche la religione, un'idiosincrasia tipicamente umana.
E la sua evoluzione futura?
È molto rapida, tanto che la religione di oggi è differente da quella di cinquant'anni fa. Credo si andrà nella direzione di una minore enfasi sulla dottrina e si farà affidamento più sulla cerimonia. La Chiesa cattolica permetterà alle donne di diventare preti?
Presto, credo, ma dipenderà anche dagli accidenti della storia.
Chi ha fede crede anche nel concetto di Provvidenza.
Ci credono quelli che ne hanno sentito parlare per tutta la vita. È un argomento non sottoposto a critica.
Perché ha tanta fiducia nella scienza?
Come filosofo sono interessato a trovare la verità, e la scienza è il metodo più potente che possediamo per questa ricerca.
Meglio cercare che pensare di possedere una verità assoluta?
Assolutamente. Le spinte dell'identità religiosa sono state e sono fonti di guerre, la fede può indurre a compiere atti violenti contro gli «infedeli». Ma c'è anche un altro aspetto: può ispirare nei leader «che ascoltano la parola di Dio» una sorta di pericolosissima iperconfidenza in sé, oserei dire certezza.Però in un certo senso anche uno scienziato ha una fede: crede nell'esistenza di un mondo esterno e crede che questo sia spiegabile.Be', una fede parzialmente confermata dall'esperienza quotidiana. Un credo religioso è sistematicamente non confermabile.
Senta, Francesco Guicciardini, un filosofo italiano, ha scritto: «Non combattete mai con la religione, né con le cose che dipendono da Dio, perché questo oggetto ha troppa forza nella mente degli sciocchi». Lei davvero crede di convincere qualcuno con questa sua battaglia?
È tempo per la razza umana di diventare adulta. Io voglio convincere i credenti di due cose: primo, che non cercano davvero di capire; secondo, che proprio per questo loro rifiuto ad approfondire non credono veramente.
Lei ha anche adottato un termine per indicare atei e agnostici.
Sì, «bright».
Che vuol dire brillante... ma non si offendono i credenti?
Perché? Propongo di chiamarli super, visto che credono nel soprannaturale. Una parola simpatica come gay, che si riferisce agli omosessuali e significa felice. Magari, come ci sono persone che non frequentano i locali gay, così un super non vorrà leggere il libro di un bright. Peggio per lui.
Le religioni sono come le lucciole: per brillare hanno bisogno del buio
(Arthur Schopenhauer, «Parerga e paralipomena», 1851).

Parlamento pulito

Schiavi moderni

Onorevoli wanted

Ricerca imbavagliata

AVIS ITALIA

Adozione a distanza

Emergency

UAAR