martedì, novembre 20, 2007

Morti di serie B

Da Voglioscendere
Totò paragonava la morte alla “livella” che, alla fine della vita, rende finalmente tutti uguali. Ma, per sua fortuna, non aveva visto all’opera il Parlamento italiano della XV legislatura, che due giorni fa, approvando la legge finanziaria, ha deciso di tenere separate le sorti delle vittime del terrorismo da quella delle vittime della mafia. Le prime ricevono dallo Stato un sussidio più che doppio rispetto alle seconde. Le vite dei magistrati, poliziotti, carabinieri, giornalisti, politici, sacerdoti, semplici cittadini ammazzati dai mafiosi valgono meno di quelle di chi ha avuto la fortuna di essere assassinato dai brigatisti rossi e neri. Per questo Sonia Alfano e Tina Montinaro, rispettivamente figlia del giornalista Beppe ammazzato da Cosa Nostra e vedova di Antonio ucciso nella strage di Capaci mentre faceva da scorta a Giovanni Falcone, sono da due giorni incatenate alla cancellata della Prefettura di Palermo, insieme ai parenti di altre vittime “di serie B”, cioè delle cosche. Le ho incontrate ieri sera, in una Palermo insolitamente fredda e piovosa. C’era, nel loro piccolo gazebo, una minuscola folla di cittadini. C’era anche un parlamentare Ds, Beppe Lumia. E c’era la telecamera di Annozero, che presto si occuperà del caso. Le ho trovate in piedi, Sonia e Tina. Molto fiere del loro gesto, ma anche mortificate a causa di uno Stato che sta ammazzando per la seconda (anzi, per l’ennesima volta) i loro cari. Sonia si augurava, con un paradosso terribile, che i mafiosi pentiti non si convertano allo Stato, ma alle Brigate rosse. Così, di conseguenza, le vittime di mafia potranno finalmente essere equiparate a quelle del terrorismo. Sonia si augurava pure che il cosiddetto ministro Mastella, che ha annunciato una querela a Beppe Grillo per aver ripetuto ciò che aveva detto lei (“Una volta per eliminare i giudici bisognava ammazzarli, adesso basta il ministro che chiede di trasferirli), denunci anche lei. Siccome Mastella ha annunciato che devolverà il risarcimento danni, se l’otterrà, alle vittime della mafia, denunciando lei potrà portarle via i soldi da una tasca e riconsegnarglieli nell’altra. E la partita finirà pari a patta. Rientrando in albergo, ho acceso la tv per vedere se per caso qualche tg o qualche talk show si stava occupando della faccenda. A “Speciale Tg1” Gianni Riotta, con quella faccia da Riotta, stava inscenando il solito minuetto tra politici (Matteoli di An e Rutelli del Pd) e alcuni direttori di giornale sulla vera emergenza del Paese: i partiti che non “dialogano” a sufficienza sulle “grandi riforme”. A “Matrix” Enrico Mentana, con quella faccia da Mentana, ospitava l’altra metà della famiglia Rutelli, cioè Barbara Palombelli, per risolvere un’altra emergenza nazionale: il delitto di Perugia. Tra spegnere e vomitare, ho preferito spegnere.

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